Il gossip affascina tutti, dagli adulti, agli anziani, persino i bambini ne sono attratti e non fa distinzioni sociali, ricco o povero tutti ne subiscono il fascino. Non è possibile individuarne la nascita, il “pettegolezzo” esiste da sempre, è antico quanto l’uomo.

Nel I secolo d.C. nei Versi fescennini, dell’antica città etrusca di Fescennium, vicino Corchiano, venivano narrate le storie piccanti del comandante impegnato più a letto che in battaglia. I versi sembrano una sorta di maldicenza poetica antenata della commedia popolare, della satira e dunque dell’attuale gossip.

Al di là della letteratura che sin dal passato ci offre ampio materiale da studiare, il pettegolezzo è sempre stato all’ordine del giorno soprattutto nella sua forma orale. Lo sapevano bene i giullari di corte che su quello hanno costruito la propria fortuna. Ma il pettegolezzo non era solo per gli aristocratici. Anche il popolo spettegolava.

In tempi più recenti, prima della nascita della cronaca rosa, tra i comuni mortali diffondere la notizia su questo e su quello era all’ordine del giorno. Pur in assenza dei mezzi di comunicazione la gente trovava il modo di farlo. C’erano delle figure di rilievo, una sorta di giornali orali, dalle quale tutto partiva: il barbiere e, a Napoli ” ‘a capera”, cioè la parrucchiera a domicilio. Quando ci si ritrovava a farsi acconciare i capelli, come accade anche oggi, ci si rilassava e si parlava e, una parola tira l’altra, il barbiere e la parrucchiera finivano per sapere un po’ tutto di tutti, clienti e non. Di casa in casa, di clienti in cliente, le notizia si diffondevano a macchia d’olio e quello che si faceva o non si faceva, ma si supponeva fosse stato fatto, veniva diffuso.

La prima forma di gossip su carta apparve invece nei primi del ‘900 con la cronaca rosa. Sulla scia della letteratura rosa, i giornali cominciarono a riportare le vicende sentimentali e amorose delle famiglie aristocratiche e dell’alta società che incuriosivano molto i lettori. Da allora è stato un crescendo. Oggi siamo pieni di articoli di gossip, dalle riviste, ai siti internet, ai blog sfuggirgli sembra ormai diventato impossibile.

Che dice la psicologia?

Dal punto di vista psicologico il gossip è una modalità relazionale non necessariamente negativa. Se da un punto di vista sociale può essere molto rischioso, da un punto di vista puramente psicologico può portare con sé anche alcuni vantaggi.

Lo psicologo sociale Laurent Bègue di Psychologies Magazine spiega che “Il gossip costruisce legami sociali perché le “antipatie condivise” creano e rinforzano i legami stessi. Due persone che non si conoscono tra di loro si sentiranno più vicine se condividono qualcosa da dire su una terza persona. E’ un modo per sperimentare un senso di condivisione e per dare “libero sfogo” ad umorismo e ironia.”

In effetti attraverso il pettegolezzo non solo creiamo relazioni, ma riduciamo tensioni, rafforziamo i legami personali, proviamo emozioni.

L’antropologo Robin Dunbar afferma che “Senza pettegolezzo non ci sarebbe società. Il pettegolezzo è ciò che rende possibile la società umana, così come noi la conosciamo”.

Ma attenzione, il gossip può anche essere causa di infelicità.

Lo dimostra una ricerca di Simine Vazire della Washington Univeristy di St. Luis, che mette in relazione gli argomenti delle conversazioni con il grado di felicità delle persone. Secondo questa ricerca limitare i propri discorsi al gossip e ad argomenti superficiali rende le persone profondamente insoddisfatte, contrariamente a quanto avviene con temi più impegnati e profondi.

Se da un lato quindi è vero che, come dice il detto, “il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi”, è altrettanto vero, da un punto di vista scientifico, che per essere realmente soddisfatti dalla lettura di un gossip occorre avere una coscienza critica, un  pensiero sottile e acuto che va al di là della chiacchiera vuota ed estemporanea.

Ma perchè ci piace il gossip?

Il pettegolezzo fa ridere, incuriosisce e rappresenta un’oasi nella quale rifugiarsi per sfuggire alla frenesia, alla noia, all’insoddisfazione. Diventa così pane per i mediocri, modello per i sognatori, passatempo per gli stacanovisti.

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