Scopri le rivelazioni galattiche trasmesse dai nostri alleati alieni per salvare il nostro Mondo, leggendo l’anteprima del nuovo libro di Anne Givaudan.
Memorie della Terra
La mia guida appoggia delicatamente la mano sulla mia spalla e mi sento istantaneamente trasportata in una vasta sala rotonda con le pareti scintillanti e in movimento. Dodici sedili bianchi sono disposti in semicerchio, e al centro della stanza ruota un’enorme sfera sospesa.
Ricordo di aver visto sfere simili, più piccole, al centro di alcune stanze nelle navi-madre. Erano sale di informazione e in quelle sfere c’erano tutti i dati su tutti i pianeti: il loro presente, il loro passato, il loro possibile futuro.
Come un gigantesco libro aperto, queste sfere emettono informazioni e assorbono il lettore in un viaggio vertiginoso.
“Quella che vedi in questa stanza, è proprio una memoria… la memoria del pianeta Terra e anche quella degli infiniti mondi. Queste sfere di memoria sono vive. Nascono dall’Amore dei loro creatori, il che è molto diverso dall’intelligenza artificiale proposta sulla Terra, dove vengono messe in atto solo tecnologie fisiche e sottili. Le sfere di memoria svolgono il loro ruolo con Amore. Ce ne sono di simili anche sulla Terra, ma sono fonte di manipolazioni e di errori perché i loro creatori hanno come obiettivo il potere e il controllo sul pianeta”.
Mi sento scoraggiata: ho la sensazione che tutto vada molto meglio altrove che sulla Terra, dove ormai i giochi sono fatti… La mia guida continua imperturbabile:
“Non dare ascolto al tuo ego, quello è l’unico che si scoraggia”. Mi calmo subito, e mi rendo conto che ha ragione.
È quella parte di me che è disallineata ad esser triste: una tristezza che non serve a cambiare la situazione, a parte renderla ancora più pesante. Occupiamo un sedile dalla scocca bianca davanti all’enorme sfera, verso la quale la guida tende una lunga mano azzurrina: vedo per la prima volta che ha quattro dita, da cui si dipartono improvvisamente lunghi filamenti color oro in direzione della sfera appena la guida chiude gli occhi.
Tutto diventa come una nebbia sempre più opaca. La stanza scompare davanti ai miei occhi ed è come se mi immergessi in un mondo sconosciuto che, a poco a poco, prende forma e si stabilizza intorno a me. Sono su un’astronave immensa. Siamo in molti, forse un centinaio, forse più numerosi, vestiamo semplicemente: un perizoma, un panno intorno ai fianchi. Guardo i miei compagni di viaggio.
Sono silenziosi e fisicamente tozzi, massicci. Improvvisamente i pensieri di uno di loro mi invadono:
“Ci stanno portando in un mondo dove impareremo a vivere con le risorse del luogo. Riceveremo da loro indicazioni regolari che ci aiuteranno ad abituarci. Rimango con loro per aiutarli, ma so che comunicherò telepaticamente con la mia gente”.
Cerco con lo sguardo da dove provengano queste parole, e mi oriento su un uomo più alto e più robusto degli altri: i suoi lunghi capelli e il suo atteggiamento fiero suggeriscono che sia la loro guida o sciamano… Vicino a me ci sono strane creature, una delle quali ricorda lo Yeti di cui si parla sull’Himalaya. Ci sono anche donne silenziose, dalla pelle diafana e con molte mammelle.
Poi percepisco la presenza di esseri alti, longilinei, simili ai terrestri, ma con lunghi capelli di un bianco iridescente. Comunicano tra loro mentre la voce della mia guida commenta:
“Questi sono i più grandi genetisti della galassia. Su richiesta del consiglio dei pianeti, hanno creato dei corpi affinché le anime possano sperimentare la vita sul pianeta Terra. Questo pianeta, che chiamiamo “il pianeta azzurro”, ha accettato la missione di ospitare una quantità di esseri provenienti da pianeti diversi.
La sua particolarità è quella di permettere all’umanità che lo abita di realizzare una delle iniziazioni più importanti che esistano: l’unità nella diversità. Non pensare che si tratti solo di un’idea. Realizzarla richiederà migliaia di anni”.
Gli alti esseri mi guardano, hanno percepito la mia presenza ma non mostrano né sorpresa né ostilità. Non faccio parte del loro gruppo, ma nemmeno mi considerano un’intrusa. Continuano a comunicare tra loro come se io non esistessi.
“I genetisti interplanetari hanno creato corpi fisici in grado di adattarsi ai diversi luoghi del pianeta e alla sua atmosfera. Le anime che li abitano stanno per fare l’esperienza di vivere sulla Terra“.
Sono completamente pervasa dalla voce calorosa e potente della mia guida, e mi sento parte della storia di questi esseri che popoleranno il pianeta.
“Questi genetisti provengono da diverse parti della galassia — continua la voce amorevole. — Guardali con attenzione”.
Li osservo mentre comunicano tra loro con grande calma e gioia: lo faccio con maggior empatia, e non più come semplice spettatrice. Non capisco le loro parole e penso giustappunto che non vogliano che mi intrometta nella loro conversazione. Alcuni sono simili alla mia guida, mentre altri sono piccoli e bassi con le orecchie lunghe, un po’ come il Maestro Yoda di “Guerre Stellari”. Altri ancora sono filiformi, con braccia simili a zampe di insetto…
La voce familiare riprende:
“Le teorie evoluzionistiche per cui l’uomo deriva dalla scimmia non hanno senso, come puoi vedere, e questi esseri seduti nell’astronave in attesa di arrivare non sono stati creati per essere futuri schiavi, come alcuni pensano. A volte le teorie umane sono sorprendenti”.
Sento che sorride dall’intonazione della voce. Poi continua:
“Non sono i grandi genetisti dei nostri pianeti a creare gli schiavi, ma il desiderio inappagato dei nostri fratelli e sorelle del regno dell’anti-Shambhalla. Tra non molto capirai queste parole, che ti sembrano ancora oscure”.
La voce della mia guida cessa lasciandomi in un tumulto interiore: sta per accadere qualcosa di grosso e una sensazione indefinibile mi assale, molto simile a una tenace forma d’ansia. Il nostro veicolo si è appena posato con uno scossone: siamo appena atterrati sulla Terra con questa nave immensa.
Una grande porta scorrevole si apre mentre i “genetisti” fanno scendere i passeggeri lungo un’ampia scalinata. Percepisco l’inquietudine che essi provano sbarcando su un mondo a loro ancora sconosciuto. Il cielo è grigio e pesante, ma la Terra è come una verde prateria primaverile, accogliente.
Per qualche istante sono uno di loro, e provo la paura di entrare in un luogo sconosciuto, chiedendomi come vivrò in questo strano mondo. Vorrei tornare alla nave che è ancora lì, ma gli esseri che mi hanno portato qui mi fanno cenno di andare avanti. Non c’è violenza in loro, solo ci indicano una direzione, e io accetto perché mi fido di loro.
So che torneranno più volte e ci daranno istruzioni e consigli per aiutarci a vivere su questo pianeta, per curarci, per stabilire regole tra di noi e per insegnarci a costruire i nostri abitati. Un po” rassicurata, ritrovo i miei compagni di viaggio che in questo momento, curvi per resistere alla potenza del vento, guardano decollare l’immensa macchina di metallo.
La scossa è lieve ma fa tramare il corpo che ho preso momentaneamente a prestito, il quale mi proietta immediatamente fuori. Fluttuo per qualche attimo in un universo incolore e cerco di liberarmi del peso di questo arrivo sulla Terra in un corpo che non mi appartiene.
Non provo paura ma apprensione, la quale si libera all’istante appena accetto che sia così, ma non posso fare a meno di pensare che siamo stati ingannati e che gli umani di un tempo non erano più stupidi di quelli di oggi, finché un altro pensiero mi si insinua dentro pian piano:
“Perché giudicare e condannare? Guarda la storia sfilarti davanti agli occhi, non proiettare alcunché, e non identificarti con nulla. Impara ad amare quello che c’è. Respira consapevolmente, calma le emozioni, abbandona le tue credenze e saprai cosa significa amare”.
I miei pensieri svaniscono gradualmente mentre sono nel mio corpo di luce, sulla spiaggia di sabbia fine, dove ogni granello scintilla come le stelle del cielo. La mia guida mi aspetta, tranquillamente seduta con lo sguardo puntato verso l’orizzonte, il cui colore arancione si sta gradualmente espandendo come una tela dipinta da un artista invisibile.
“In questo momento e per l’umanità è essenziale recuperare gli scritti più antichi delle varie civiltà del vostro mondo, che alcuni ritengono ancora leggende. Contengono la storia dell’umanità: i continenti sommersi, le guerre, la conoscenza, gli insegnamenti.
L’oblio ha trasformato gli esseri umani in esseri impotenti in cerca di un salvatore. Il sonno ha invaso la Terra e i terrestri hanno dimenticato la loro divinità. Ci sono state molte navi madri cariche di popolazioni diversissime che hanno popolato la Terra.
I terrestri hanno dimenticato che in loro hanno sempre vissuto dei semi di stelle, un oblio che è la causa di molte guerre, perché l’ignoranza è la fonte di molti mali. Gli esseri della Terra non sono consapevoli del loro potere e hanno dimenticato la loro origine, e questa è la debolezza dell’umanità.
Riprendete in mano i vostri testi sacri e vedrete quanto sono simili tra loro gli insegnamenti che contengono; quando non sono contaminati dalla mano dell’uomo, essi trasmettono l’origine delle vostre specie e creano la vostra unità”.
Mentre la voce della mia guida tace, cerco di ricordare quali sono i grandi libri sacri del nostro mondo, ma non ci riesco e penso, con un sorriso, che l’intelletto e la mente ordinaria abbiano deciso di mettersi in pausa. Al posto dei libri sacri vedo sfilare davanti agli occhi dell’anima tutti i guaritori tradizionali che ho incontrato nei miei viaggi. Ognuno di loro era come una perla della collana che ci unisce tutti.
Da quando ci siamo messi a insegnare le terapie essene, Antoine e io abbiamo preso l’abitudine di dialogare con guaritori di altre civiltà, ed è così che abbiamo toccato con mano le aberrazioni della nostra. Abbiamo viaggiato in lungo e in largo, constatando quanto il sapere di tutti questi uomini e donne-medicina fosse potente ed efficace.
Parlando con loro, abbiamo appreso da loro stessi che erano considerati dei paria, e come dovessero agire di nascosto per esercitare i loro doni. Mi sono vergognata della nostra civiltà, che si crede all’apice della tecnologia ma si è dimenticata la cosa principale: noi non siamo solo un corpo fisico, e ho sognato un mondo in cui la tecnologia e la conoscenza delle stelle avrebbero finalmente collaborato.
Il giorno più impressionante per me è stato quando siamo andati in Messico e abbiamo organizzato un incontro con dei guaritori locali… o almeno così pensavamo.
Ma quello che è successo è stato molto più strano… i guaritori hanno percorso molti chilometri e alcuni hanno viaggiato anche la notte a piedi, in autostop, in treno o su un carretto per raggiungerci. Ci siamo trovati di fronte a un gran numero di questi “uomini o donne-medicina” e abbiamo dato loro la parola su un palco improvvisato.
È stato allora che ci hanno ringraziato perché, dicevano, era la prima volta che venivano riconosciuti di nuovo e che la loro medicina veniva ascoltata e onorata. Ero allo stesso tempo felice per questo incontro, ma anche molto triste per il fatto che le nostre cosiddette “civiltà evolute” fossero ridotte a questo.
“E urgente che l’umanità ritrovi la sua nobiltà e la sua unità… Vieni, è giunto il momento di fare un’altra esperienza che ti permetterà di comprendere ciò che ti ho appena detto”.
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